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paolospirit
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MessaggioInviato: Sab Mar 01, 2008 8:59 am Rispondi CitandoTop

Proseguo nel postare la situazione economica anche se in un sito come questo sarebbe meglio evitare.
Comunque ora il buco da doppio che si era scoperto, è il triplo.
Continua a peggiorare tutto.

Borsa: Europa brucia 102 miliardi
Restano alte le preoccupazioni sulla recessione americana e sulla crisi dei mutui subprime e le Borse mondiali inanellano la seconda seduta consecutiva di forti ribassi. In un contesto di mercato difficile per tutti, con il petrolio che continua a segnare nuovi record e il perdurare di rischi inflattivi, sono state ancora una volta banche e assicurazioni a pagare il prezzo più alto sui timori del materializzarsi di nuove perdite. In un report Ubs ha ipotizzato che, al termine della tempesta, il conto per il sistema finanziario globale sarà di 600 miliardi di dollari. A fine seduta gli indici paneuropei Dj Stoxx 600 e Dj Stoxx 50 hanno ceduto rispettivamente l'1,36% e l'1,57%, cali costati all'Europa 102,5 miliardi di euro di capitalizzazione. Per Londra, Parigi e Francoforte i ribassi si sono aggirati attorno al punto e mezzo percentuale. In mattinata erano state le Borse asiatiche a scivolare (Tokio del 2,3% e Hong Kong dell'1,1%) sotto lo spettro di una recessione americana. Poi in giornata le vendite si sono trasferite in Europa, con i listini che hanno progressivamente ampliato le perdite, allineandosi all'apertura in deciso calo di Wall Street. Di poco conforto i dati macro Usa: se quelli su spesa, reddito personale e fiducia dei consumatori (quest'ultimo comunque ai minimi dal 1992) sono stati di poco sopra le attese, quello sulle pmi di Chicago è sceso ai livelli dal 2001. L'indicatore, che misura l'andamento del comparto manifatturiero sulla base delle osservazioni dei direttori di acquisti, ha toccato in febbraio i 44,5 punti (contro i 51,5 del mese precedente): sotto i 50 punti segnala l'ingresso in una fase di contrazione dell'economia. Secondo gli operatori, dunque, il rischio di una recessione americana - come testimoniato dal continuo indebolimento del dollaro, sceso sotto quota 1,52 nel cambio con l'euro - continua a condizionare i mercati, resi più nervosi dall'incertezza che persiste sull'effettivo ammontare delle svalutazioni che dovranno sopportare banche e assicurazioni a causa della crisi dei mutui. Ubs in uno studio ha detto che l'industria finanziaria dovrà fronteggiare probabilmente 600 miliardi di dollari di perdite, più del triplo dei 160 miliardi contabilizzati fino ad ora. La previsione accumula nuove nubi su un orizzonte già offuscato dalle maxi-svalutazioni da 11,1 miliardi di dollari di Aig, costata al colosso assicurativo americano una perdita annuale di 5,3 miliardi, e dalle parole del numero uno della Fed, Ben Bernanke, che ha parlato di possibili nuovi fallimenti tra le banche. I titoli bancari e assicurativi hanno così vissuto ancora una seduta sotto pressione in Europa. Hbos è scivolata del 5%, Barclays del 4,6%, Royal Bank Of Scotland del 4,2%, Ubs del 3,6%, Bnp Paribas del 2,9%, Credit Suisse del 2,8%. Poco meglio é andata per gli assicurativi con Allianz (-3,2%), Prudential (-2,9%), Axa (-2,6%) e Ing Group (-2,4%).

I timori di nuove maxi svalutazioni legate ai mutui subprime apparsi oggi sui mercati hanno colpito anche Unicredit, ma la banca ha ribadito i dati diffusi lo scorso primo febbraio secondo cui, nel quarto trimestre, l'esposizione verso i subprime Usa è scesa a 170 milioni di euro contro i 246 del terzo trimestre. Il titolo Unicredit ha perso il 2,24% a seguito delle voci che parlavano di perdite legate ai subprime di circa 5 miliardi. Andamenti analoghi si sono registrati a Wall Street. Unica nota positiva, i conti del gruppo svizzero Swiss Re, il più grande riassicuratore mondiale, balzato del 5,2% dopo che i profitti del quarto trimestre sono scesi meno delle previsioni attestando l'utile annuale a 4,2 miliardi di franchi svizzeri. Sul fronte energetico, in mattinata il petrolio era arrivato a toccare i 103 dollari al barile in Asia per poi ritracciare sotto i 102 dollari a New York. Prezzi che preoccupano le compagnie aeree: Ryan Air ha ceduto il 3%, Easy Jet il 5,3% ed Air France l'1,5%.

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MessaggioInviato: Gio Mar 06, 2008 5:59 pm Rispondi CitandoTop

sbaglio o ieri è successo qualcosa ad una compagnia finanziaria americana?

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MessaggioInviato: Gio Mar 06, 2008 7:24 pm Rispondi CitandoTop

Al momento mi risulta questo.
Si sono rassegnati che negli USA, parecchie banche falliranno, lasciando sul mercato solo le più grosse con forti svalutazioni.
I titoli di Stato italiani per poter essere piazzati hanno uno spread di 0,58 con i titoli tedeschi. Era da almeno 5 anni che non succedeva più.
Il disastro del petrolio, quello non serve spiegarlo.
Quello dell'euro a 1,53 e passa sul dollaro invece sì. Gli USA continuano a scaricare sull'Europa i loro casini fiananziari, e quelle "torte" della BCE ci cascano come pere. Sembra quasi che gli americani diano loro qualche premio. !
E' ovvio che l'Europa è destinata al fallimento improvviso. Sembra di essere in Russia, quando il rublo valeva un dollaro fino al giorno prima della scomparsa dell'URSS.

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MessaggioInviato: Ven Mar 07, 2008 1:12 pm Rispondi CitandoTop

allora chi ha debiti
è fortunato!!!

Very Happy Very Happy Very Happy Very Happy

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MessaggioInviato: Ven Mar 07, 2008 3:36 pm Rispondi CitandoTop

Può darsi. Very Happy
Già che ci sono incollo questo. Speriamo che non sia il sassolino che fa venire giuù la frana.

Banca svizzera Efg crolla in Borsa
Dopo liquidazione obbligazione municipalita' Usa
(ANSA) - ROMA, 7 MAR - La banca svizzera EFG International e' crollata in Borsa a Zurigo, fino a -18%. Il titolo scambiato in ribasso del 13% a 32,05 franchi. Il crollo dopo la decisione di liquidare un'obbligazione emessa dalla municipalita' Usa, che ha comportato perdite per la clientela istituzionale. Il prodotto messo in liquidazione era denominato Akos, era stato collocato nel novembre 2004. La banca ha intenzione di offrire agli investitori penalizzati un certificato che consenta di recuperare il passivo.

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Ruggero Moretto
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MessaggioInviato: Ven Mar 07, 2008 3:52 pm Rispondi CitandoTop

e tutto questo cosa c'entrerebbe col 18/9/2007 ?? Rolling Eyes

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Come, dove, su cosa e in che modo vuoi che sia reso manifesto il tuo benessere? Proponimi le tue scelte e possibilita', che insieme troveremo la giusta formula e soluzione per farti raggiungere i tuoi alti scopi nel mondo materiale.
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paolospirit
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MessaggioInviato: Ven Mar 07, 2008 4:51 pm Rispondi CitandoTop

Perchè la mattina del 18 09 07, c'era la coda di clienti davanti alla Northern Rock per ritirare i propri risparmi in quanto stava fallendo. E' stato il primo atto evidente, indiscutibile e sentito dalla persone, sulla crisi mondiale. da quel giorno le cose sono andate via via peggiorando. Ne è nata l'ipotesi, che il cambiamento planetario fosse il crollo del sistema economico, perlomeno quello occidentale. E al momento nulla lo esclude, anzi, sinceramente sono un pò preoccupato.

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paolospirit
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MessaggioInviato: Lun Mar 10, 2008 8:20 pm Rispondi CitandoTop

Aiha, Brutta storia.
Sembra che l'onda sia entrata in Eurolandia.
Brutta storia.


La Repubblica. Ultimo aggiornamento 10 Marzo 2008

La grande bolla del mattone fa tremare le banche spagnole

ALESSANDRO OPPES

È vera crisi? È dovuto intervenire il Banco de Espana per smentire le voci insistenti secondo cui l'esplosione della bolla immobiliare starebbe mettendo in una situazione di grave difficoltà il settore finanziario. Ma i dubbi restano, e le prospettive per i prossimi mesi sono tutt'altro che certe. A lanciare per prima l'allarme è stata, a metà dello scorso mese di febbraio, la stampa britannica, Financial Times in testa.
L'accusa principale? Quella di chiedere troppo denaro alla Bce per far fronte alla mancanza di liquidità. E poi, a complicare ulteriormente le cose, ci sono state, in piena campagna elettorale, alcune dichiarazioni di dirigenti del Partito Popolare che hanno messo in dubbio la solvibilità di diversi istituti di credito. Rapporti allarmistici redatti da entità del calibro di Citigroup e Deutsche Bank hanno fatto il resto.
Ma qual è la verità? L'intervento della Banca Centrale Europea è una realtà che nessuno nega. Nel dicembre scorso, la Bce finanziò le banche spagnole attraverso aste settimanali di credito con 44 miliardi di euro, raddoppiando la cifra media registrata nei quindici mesi precedenti, per far fronte a un possibile inasprimento della crisi finanziaria.
Ma, secondo il ministro dell'Economia Pedro Solbes, questo non è un dato che debba suscitare particolare preoccupazione. "Tutte le banche europee ricorrono in momenti come questo alle aste della Bce per ottenere liquidità. Aste che si realizzano in termini competitivi. Vi partecipano tutti, gli istituti spagnoli e quelli non spagnoli".
Secondo il vicepremier economico del governo Zapatero, la quantità di 44 miliardi ottenuta (che rappresenta il 9,5 per cento rispetto ai 467 miliardi messi a disposizione delle banche dell'Eurosistema), corrisponde al totale degli attivi dei depositi spagnoli misurati secondo la media europea, con la percentuale dei depositi che le banche spagnole mantengono rispetto all'Unione Monetaria, o con il Pil della Spagna rispetto alla stessa Unione Monetaria. Un rapporto percentuale, insomma, che secondo Solbes non permette di giustificare alcun tipo di allarmismo.
Anche perché, a leggere il bilancio complessivo del 2007, la banca spagnola sembra tutt'altro che sull'orlo del precipizio. Secondo i dati diffusi una settimana fa, banche, casse di risparmio, cooperative e entità finanziarie hanno guadagnato nel corso dell'ultimo anno 25 miliardi e 707 milioni di euro, il 30,5 per cento in più rispetto al 2006. Il settore finanziario spagnolo ammette di essersi sbagliato sulla durata e gli effetti della crisi finanziaria internazionale. Ma la sensazione è che quando si conosceranno i risultati dell'ultimo esercizio per l'insieme delle banche di tutto il mondo, il confronto permetterà di verificare che il settore finanziario spagnolo non è tra i più colpiti dalla crisi. Solo le banche, che hanno registrato un utile netto di 13 miliardi e 345 milioni, possono contare su provvigioni di 14 miliardi e mezzo per coprire eventuali buchi.
La durezza delle critiche piovute sugli istituti iberici ha indotto il Banco de Espana a scendere in campo per una difesa decisa del settore. "Le banche spagnole si trovano in una posizione solida per superare l'attuale congiuntura", sostiene il direttore generale Javier Ariztegui, "e non c'è nessun elemento che permetta di diffondere un'inquietudine ingiustificata rispetto alla salute del settore". La banca centrale ritiene che sia stato "scarso" l'impatto della crisi subprime. Le banche spagnole "hanno avuto un'esposizione praticamente nulla ai mutui ad alto rischio".
Uno dei motivi dell'allarmismo diffusosi nelle ultime settimane è una dichiarazione rilasciata dal capogruppo parlamentare del Partito Popolare Eduardo Zaplana, secondo il quale alcune banche spagnole "hanno difficoltà, senza dubbio". Parole che si inseriscono nella supposta strategia preelettorale dell'opposizione, improntata al catastrofismo economico, e che hanno immediatamente provocato un polverone politico a Madrid. Ma, a parte la reazione del Partito socialista e delle organizzazioni sindacali, la replica più dura è arrivata direttamente da Bruxelles: il commissario Ue agli affari economici e monetari, Joaquín Almunia, ha definito "irresponsabili" le allusioni di "presunti responsabili politici" ai problemi di liquidità di alcune banche spagnole. E a raffreddare il clima interviene anche il presidente delle casse di risparmio spagnole, più volte chiamate in causa come un possibile ‘anello debole’ del settore finanziario in questa fase delicata. "Non c'è nessuna cassa in situazione critica", dice Juan Ramón Quintás. "Bisogna tranquillizzare i clienti. È vero che il futuro può essere incerto e non scarto qualche contrattempo, ma sono un'assurdità tutte le notizie intossicate che si stanno diffondendo sul problema delle casse".
Però, a finire nel mirino sono state, nelle ultime settimane, alcune tra le maggiori banche spagnole. Compreso il Santander. Il numero uno degli istituti di credito iberici ha obbligato nei giorni scorsi la statunitense Citigroup a rettificare un rapporto nel quale si sosteneva che il Santander era, insieme con Fortis, la banca europea che stava ricorrendo più intensamente al sostegno della Bce per ottenere liquidità. Parole in contrasto con quelle pronunciate dal presidente dell'istituto, Emilio Botín, che di recente ha assicurato di avere a disposizione 30 miliardi di euro presso l'istituzione monetaria, ai quali però non ha ancora fatto ricorso. Ancor più dura la reazione del Banco Sabadell a un rapporto pubblicato lunedì scorso dalla Deutsche Bank. Sotto il curioso titolo "La fuga degli orsi: corri, Yoghi, corri", il documento raccomandava agli investitori la vendita di azioni del banco catalano. Il Sabadell replica sostenendo che il rapporto si basa su dati sbagliati riguardo al rapporto utile per azione. Se fossero state utilizzate le cifre corrette, "la raccomandazione avrebbe dovuto essere di acquisto, e non di vendita". È incredibile, secondo i responsabili dell'istituto, "che un istituto come la Deutsche Bank pubblichi rapporti con errori così grossolani, che poi possono avere un impatto negativo sulle quotazioni di una banca".

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MessaggioInviato: Ven Mar 14, 2008 4:31 pm Rispondi CitandoTop

......continua......in peggio.

Ad Amsterdam le azioni precipitano: -80%
Crisi dei mutui, default da 17 miliardi
di dollari per un fondo di Carlyle
In liquidazione un fondo attivo in bond garantiti da mutui ipotecari controllato dal colosso del private equity


AMSTERDAM – La crisi dei mutui fa un’altra vittima eccellente. Le azioni del fondo Carlyle Capital, controllato dal colosso dei private equity Carlyle Group, precipitano in Borsa: ad Amsterdam le azioni del fondo controllato dal gigante e attivo in bond garantiti da mutui ipotecari perdono addirittura più dell’80%, dopo che si è diffusa la notizia che il fondo si avvia verso la liquidazione.

DEFAULT DA 17 MILIARDI - Carlyle Group ha reso noto che il fondo Carlyle Capital non ha raggiunto un accordo sui rimborsi con i propri creditori, che quindi potranno disporre «rapidamente» di tutti gli asset residui. Il gruppo diventa così una delle principali vittime della crisi finanziaria e ha dichiarato il default su circa 17 miliardi di debiti, non essendo in grado di reintegrare i margini di garanzia. «Il gruppo - si legge nel comunicato - non è stato in grado di trovare un accordo che sia nell'interesse reciproco per stabilizzare la propria situazione finanziaria» quindi «si aspetta che i creditori prendano rapidamente possesso della quasi totalità degli asset residui». Secondo quanto riportato da Carlyle Capital gli asset a disposizione del suo portafoglio erano tutti titoli cartolarizzati garantiti da mutui di agenzie governative con rating a tripla A.

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MessaggioInviato: Ven Mar 14, 2008 4:33 pm Rispondi CitandoTop

sempre peggio

Gli esperti: «grave segnale per il sistema bancario». Giù le borse
Crolla Bear Stearns, panico a Wall Street
La banca ha ammesso una gravissima crisi di liquidità. L'aiuto di Fed e Jp Morgan potrebbe non bastare


La sede di Bear Stearns a New York (Afp)
NEW YORK - Panico a Wall Street per il titolo della banca Bear Stearns, che perde il 50%, dimezzando il valore in Borsa. La situazione è precipitata dopo che negli ultimi giorni erano circolate voci di possibili difficoltà per l'istituto. I vertici del gruppo erano intervenuti per fornire rassicurazioni, ma venerdì il presidente e amministratore delegato, Alan Schwartz, ha ammesso che «la situazione finanziaria si è gravemente deteriorata».

IL SALVATAGGIO - Bear Stearns ha chiesto l'aiuto di JpMorgan e della Federal Reserve, che hanno deciso di fornirle finanziamenti «non recourse back-to-back» con scadenza 28 giorni, cioè denaro che il prestatore perde in caso di insolvenza di chi lo riceve. Non vi sono garanzie, ha aggiunto Schwartz, che il salvataggio permetterà all'azienda di continuare a operare regolarmente; per questo motivo, Jp Morgan sta «lavorando a stretto contatto con Bear Stearns per trovare finanziamenti permanenti o altre alternative per il gruppo». Che si tratti di una situazione di portata eccezionale è confermato da un altro dettaglio: e cioè che la stessa Jp Morgan si è affrettata ad assicurare i propri azionisti che il salvagente lanciato non dovrebbe aver alcun impatto significativo sulla propria situazione finanziaria. Anche se, secondo una fonte vicina ai colloqui, i vertici dei due gruppi starebbero pensando alla vendita di Bear Stearns a Jp Morgan.

SOLVIBILITA' - Secondo Carl Lantz di Credit Suisse il finanziamento concesso dimostra come «Bear Stearns non abbia il denaro sufficiente per andare avanti e a livello generale non si tratta di una notizia confortante per l'intero settore bancario». «Con l'operazione odierna Bear Stearns ha di fatto ammesso di non avere mezzi finanziari. Insomma, la banca ha gravi problemi di solvibilità». I problemi di Bear Stearns sono esplosi alla metà del 2007 e sono stati scatenati dalla crisi del credito e dei mutui che ha colpito gli Stati Uniti. L’anno scorso, due fondi speculativi del valore di miliardi di dollari gestiti dal colosso sono falliti per aver scommesso sui titoli legati dai mutui subprime.

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Lore
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MessaggioInviato: Sab Mar 15, 2008 9:59 am Rispondi CitandoTop

ma io mi chiedo, questi gruppi finanziari ENORMI, mondiali, planetari, che decidono l'economia del mondo, come fanno A NON AVERE SOLDI?

dove li buttano? quello che ci vendono è solo aria fritta?

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paolospirit
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MessaggioInviato: Sab Mar 15, 2008 12:08 pm Rispondi CitandoTop

E' perchè non sono mai i "loro" soldi, ma sempre quelli degli altri. Very Happy
Questi disastri li paga il popolo (noi), non per niente lo chiamano "parco buoi".
Poi nelle peggiori delle ipotesi la fregatura sale, sale, sale....... e va a colpire anche in alto, ma il punto di partenza è che questi "cervelloni" riescono a guadagnare solo facendo da intermediari per accappararsi una percentuale.
Assomiglia molto alla sanità pubblica, mi sembra.

Comunque il disastro continua...

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MessaggioInviato: Sab Mar 15, 2008 3:46 pm Rispondi CitandoTop

il problema era che una volta i soldi erano garantiti dalla riserva aurea del paese.

ora che sono garantiti dal PIL dei paesi almeno in europa i soldi in realtà non esistono più.

una volta svalutavi un pochino e mettevi in giro denaro e oppurtunità, ora è tutto virtuale e il buco è dentro i server e nessuno lo vuole vedere e farsene carico.

ma prima o poi il giochino finisce. Puoi sempre inventarti una cirio, una parmalat, vendere azioni a più del loro valore per recuperare, non alzare gli stipendi, imboscare miliardi, ma prima o poi i nodi del sistema vengono al pettine.

se le aziende producono in cina per lucrare in italia diminuisce l'occupazione in italia e dimuisce la capacità di acquisto e le aziende vendono meno

è praticamente il destino del sistema crollare

resta solo da sapere, quando.

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MessaggioInviato: Gio Mar 20, 2008 8:52 pm Rispondi CitandoTop

Ho evitato di continuare con le notizie che peggiorano. Questa la metto perchè ci riguarda da vicino. Speriamo in bene.

la scorsa settimana un'asta per i titoli di stato ando' parzialmente scoperta
Financial Times: «Il Tesoro avrà
difficoltà nel collocare i nuovi Bot»
Il quotidiano britannico cita una fonte della Banca d'Italia. Ma poi tranqullizza: nessun rischio default

ROMA - Dopo quanto successo la scorsa settimana quando per la prima volta dall'ottobre 1999 un'asta per i Bot è andata parzialmente scoperta ora c'è chi prospetta che per il Tesoro potrebbe presentarsi una «temporanea difficoltà» nel collocamento di 50 miliardi di euro di nuovi titoli pubblici a causa delle tensioni sui mercati internazionali.

Il ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa (Lapresse)
Lo riporta il quotidiano economico britannico Financial Times aggiungendo che il Tesoro italiano è fiducioso per le prossime emissioni dei titoli di stato.

DEBITO PUBBLICO - Il governo di centro-sinistra ha avuto successo nel tagliare l'enorme debito pubblico italiano al 103% del pil, il più alto dell'Eurozona, ma deve ancora pagare 70 miliardi di euro all'anno di cedole, ricorda il quotidiano britannico. Un'asta a breve termine del Tesoro è andata parzialmente deserta la scorsa settimana, ed è stata la prima volta dal 1999, viene ricordato. Il Financial Times sottolinea che dal Tesoro si fa notare come si sia trattato di un incidente minore dovuto alla delicata situazione dei mercati internazionali, testimoniato anche dal fatto che due giorni dopo un'altra asta di bond è stata coperta per oltre due volte e mezzo l'offerta. Dalla Banca d'Italia si mette poi in evidenza, secondo quanto scrive il giornale della City, che si tratta di una possibile difficoltà generata dall'elevata richiesta di copertura del debito nei prossimi mesi, e si assicura tuttavia che esistono «zero possibilità di default» per l'Italia. Secondo alcuni analisti citati dal FT il debito pubblico italiano risente dello spread con il Bund tedesco, salito nel corso di queste ultime settimane al livello mai raggiunto dal '99 con il lancio dell'euro, sebbene negli ultimi giorni questo differenziale sia sceso a vantaggio dell'Italia a 55 punti base dal picco di 60 toccato alcuni giorni prima.


20 marzo 2008

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MessaggioInviato: Mar Apr 08, 2008 3:51 pm Rispondi CitandoTop

Aggiorniamo, aggiorniamo..........
ora siamo a 945 miliardi di buco.

«Serve una reazione della politica, bisogna colpire le cause delle turbolenze»
Mutui, perdite per 945 miliardi di dollari
Il crollo dei subprime continua ad incidere sui mercati. Il Fmi: la crisi non è ancora superata

WASHINGTON - La crisi dovuta ai mutui subprime provocherà perdite per 945 miliardi di dollari. La stima è del Fondo monetario internazionale. «La caduta dei prezzi immobiliari negli Usa e l'ammontare dei mutui non pagati potrebbe portare a perdite globali per 565 miliardi di dollari, con un deterioramento dei crediti di prima qualità. Se si aggiungono anche altre categorie di prestiti e titoli emessi dagli Stati Uniti, e legati al real estate commerciale, le perdite arrivano a 945 miliardi di dollari», spiega il Fmi nel suo Financial Stability Report pubblicato oggi.

«MERCATI A DURA PROVA» - «Nonostante gli interventi senza precedenti delle maggiori banche centrali - si legge ancora nel report -, i mercati finanziari continuano ad esser messi a dura prova, una situazione questa aggravata da un contesto macroeconomico più preoccupante e da istituzioni poco capitalizzate». «Nell'immediato è essenziale che la politica reagisca per ridurre i rischi di un aggiustamento ancora più doloroso, preparando interventi e misure correttive volte ad attaccare le cause delle attuali turbolenze», spiega il Fmi, sottolineando comunque che le autorità dovrebbero evitare una corsa alla regolamentazione che potrebbe solo esacerbare gli effetti dell' attuale crisi.

«CRISI NON SUPERATA» - «La crisi non è ancora superata, quindi le lezioni che possiamo trarne sono incomplete - aggiunge il Fondo - in ogni caso ci sono temi da affrontare con urgenza: ristabilire la fiducia nelle istituzioni finanziarie deve essere una priorità». L'obiettivo immediato delle autorità è quello di «ridurre la durata e la severità della crisi. Azioni focalizzate sul ridurre l'incertezza e rafforzare la fiducia, dovrebbero essere la priorità».

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